mario
@mario@snac.sabatino.social
Hai cambiato diverse istanze e ti ritrovi sempre con le stesse persone :) bene, sei il mio ideale di persona profilabile. Quello mi interessa non le persone che hai perso. I tuoi contatti abituali poi avranno contatti abituali. Tutta questa abitudine potrebbe permettermi di avere un'idea di te (e degli altri) abbastanza precisa. Il tuo grafo è costante, così lo è sul fediverso e così lo è su [nome di social commerciale che volete].
Torno sempre al punto di partenza, solo la conoscenza intima del software da cui deriva la consapevolezza può portare ad affrontarlo col minor danno. Le chiacchiere stanno a zero, come si dice. A parlarne e basta non si salva nessuno e nemmeno noi stessi. Non lasciatevi prendere dalla fascinazione. Poi fate pure come vi pare e ne riparleremo tra qualche anno, dove sarò molto felice di avere avuto torto.
Continui a perdere di vista il problema. Certo che se pubblico voglio pubblicare, che poi qualcuno veda o no (per me personalmente) è indifferente. Ancora mi parli di algoritmo interno (non è ottimizzato bla bla). Se non volessi rendere pubbliche le mie elucubrazioni ti assicuro che non lo sarebbero (alla massa) e seppure in rete molto difficili da scoprire. Come a volte ho accennato ho indossato nel tempo tutti e tre i cappelli.
Come sempre non mi preoccupo né per me, né per chi è capace e né per chi non capisce o non vuol capire, come ben sai sono il Sig. Fottesega. Mi preoccupo e cerco di mettere in guardia l'utente comune che attirato da promesse prima o poi si riverserà nel fediverso. A quanto pare però dell'utente comune interessa a pochi e il discorso è spesso scomodo.
Anche lasciando perdere l'algoritmo interno non progettato per o ottimeizzato per di suo, sei sicuro che io non abbia modificato questa istanza snac fornendola di un algoritmo che sta in questo momento profilando le istanze e i contatti con cui è federata? Come fai a stabilirlo? Devi solo fidarti di me che ti dico un bel: io? No, ma figurati....
Ora, qui siete quattro gatti che la mia asocialità è proverbiale, ma avessi messo su una istanza tipo (una a caso) il mercatoneuno? (sia chiaro che non accuso nessuno, non volevo dire che, non affermavo che, bla bla... Che è vero che siamo tutti meno tossici [ora vomito] nel fediverso ma l'abitudine a estrapolare dai contesti è prerogativa umana)
Al dunque, ripeto, mi interessa l'utente comune di voi super esperti non interessa una cippa di fava e siete liberi di darvi la zappa sui piedi, come faccio anche io. Per questo ogni discorso sul ma se volessi o se facessi, rimane solo un se ovvero una oppurtunità per chi conosce e è consapevole, opportunità che l'utenza comune nella maggior parte non ha.
Come già scritto, continui (e continuano) a rispondermi sempre nella stessa maniera.
Se non sai modificare un software non lo puoi usare: utente e programmatore dovrebbero coincidere.
Fin quando non ci arriveremo, gli utenti dovranno scegliere fra brontoloni che ti spiegano tutti i limiti di un protocollo progettato in buona fede, fanatici che li censurano e furbastri che ti invitano su piattaforme centralizzate per profilare (e decidere) non solo cosa scrivi e chi ti legge, ma anche cosa leggi e cosa pensi.
@mario@snac.sabatino.social @anzu@items.minimals.org @kenobit@livellosegreto.it
Sono perfettamente d'accordo, anche sui brontoloni. Pensi un po' :D
Signor mio, la vita...
Quella che si fugge tuttavia che del diman non v'è certezza?
Si dipana in anse parossistiche di linee convolute quasi a volerci raccontare qualcosa, una storia di intrecci e incontri dove facce sconosciute all'improvviso si sorridono. Sta in quell'incontro fugace e repentino che talvolta da cenno a cenno e da parola a parola, può scaturire quella percezione dello scopo finale.
A volte mi chiedo se ci sia differenza tra i rimpianti della vita oppure il rimpianto della vita stessa, come se una sola cosa li raggruppasse tutti. Con così tanti rimpianti si potrebbe forse dire di aver vissuto?
Vede, mio caro, per questo tendo a non averli e a lasciarmi vagare libero.
Almeno così posso far finta anche di amarla questa vita e di sorriderle quando la incontro. [m]
A ben guardare, la vita è un lento percorso fra i pronomi soggetto delle nostre frasi: io, tu, egli, noi, voi, loro.
I più sfortunati si fermano presto, concentrati solo sull'io, vivono solo per sé.
Altri proseguono fino a creare un noi di cui essere parte, per cui agire e che agisce in noi.
A tutti tocca affrontare il voi, a volte per rafforzare un io/noi fragile, a volte come dolorosa frattura del noi.
Poi i figli iniziano a scegliere la propria strada a costruire un futuro tutto loro.
Vede Sig. Giacomo, la vita è quella cosa che sembra che ci sia data in regalo, ma ogni tanto pare rivelarsi una maledizione. Concessa da un'arroganza parentale, talvolta diventa un macigno tantalico che ci rende immobili dal peso e impossibilitati dal mangiare e bere. Legati all'albero e immersi nell'acqua del supplizio, possiamo solo allungare le mani per le mele che scappano e la bocca per quel liquido che si ritira.
Noi padri, siamo figli dei figli dei loro padri in una catena di pressioni talvolta insostenibili, di richieste e di aspettative mancate, di speranze attese e forse mai risolte. Noi, che dovremmo soltanto vigilare in disparte per lasciare che i figli possano librarsi almeno solo un poco più in alto.
La vita mio caro, è un processo inevitabile e che sia breve o lungo è ininfluente, accade.
Tanto vale viverla appieno, anche nel lasciarla. [m]